04 dicembre 2006

MAMMA MIA ..COME E' VERO..

Casomai è una buca
Poi ci sentiamo, semmai ti chiamo. Gli italiani non vogliono mai prendere un impegno. Per l'ansia di lasciarsi sfuggire un'occasione improvvisa, scrive Jesper Storgaard Jensen."Ah no, se si balla non vengo. No, allora non vengo. Che dici, vengo? Mi si nota di più se vengo e me ne sto in disparte o se non vengo per niente?". Era il 1978 e il film era Ecce Bombo, di e con Nanni Moretti. La battuta, famosa nella storia del cinema italiano, offre l'immagine di una persona – il protagonista Michele – afflitta da una notevole ansia sociale che si riassume nella domanda: come faccio a farmi notare il più possibile?Da allora sono trascorsi quasi trent'anni e l'alter ego di Moretti sembra ormai appartenere al passato. Invece l'ansia sociale – cioè la voglia di farsi notare e la spasmodica ricerca dell'evento più importante possibile – mi pare sia sopravvissuta, anche grazie alla complicità delle nuove tecnologie.In Danimarca l'ansia sociale si sente soprattutto a capodanno. Tutti hanno più di un invito per la serata di fine anno e aspettano fino all'ultimo momento per decidere, cercando ovviamente di scegliere la festa che sembra più promettente e stuzzicante.Ma sembra che la "sindrome da notte di san Silvestro" dilaghi tra gli italiani tutto l'anno. L'invito antiquato del tipo "segna sul calendario che hai un impegno per sabato sera" non va di moda tra gli italiani, lo considerano terribilmente borghese.Se il mercoledì provi a invitare un amico per sabato, puoi stare sicuro che la risposta sarà: "Va bene, ci sentiamo venerdì e confermiamo". Se poi, come un fesso, chiami il venerdì per confermare, ti senti dire: "Non ci sono problemi. Comunque, sentiamoci domani mattina, per sicurezza". Sabato mattina, ovviamente, non c'è niente di sicuro, perché prima di sera chissà quali altre occasioni intriganti si potrebbero presentare. E se alla fine non riuscite a vedervi, la frase classica che chiude la serie dei rinvii è: "Dài, casomai ci sentiamo domani".Qui, per chi non è pratico del meccanismo, va detto che la parola "casomai" è il segnale di un disimpegno totale: dopo il fatidico "casomai", difficilmente ci sarà un seguito.Un'altra manifestazione dell'ansia sociale del 2006 è la famosa "buca", come si dice a Roma, cioè l'impegno fissato ma non rispettato. Ma la classe non è acqua, e quindi spesso la buca viene comunicata frettolosamente tramite sms, senza particolari spiegazioni. Se gli italiani di una certa età – diciamo sopra i cinquant'anni – hanno, a mio avviso, "un'eleganza sociale" e un savoir-faire nelle relazioni personali al di sopra dei loro coetanei dei paesi nordici, altrettanto, purtroppo, non si può dire delle generazioni più giovani.Gli accordi sono sempre più spesso come le regole: fatti per essere infranti. Le parole sembrano "volare" in assoluta libertà: non bisogna prenderle come promesse, ma come dichiarazioni d'intenti pronunciate senza nessun impegno particolare. Ma se la sindrome da "notte di san Silvestro" compare anche nei rapporti commerciali tra imprese italiane e straniere, chissà quanti milioni di euro sono andati in fumo perché qualcuno, convinto che le parole abbiano ancora un valore, si è stufato della scarsa concretezza degli italiani.Certo, non si può fare di ogni erba un fascio. Per fortuna ci sono anche dei giovani italiani con una mentalità "da vecchi", cioè capaci di rispettare la parola data e di considerare un appuntamento come un impegno preso. Da mantenere.

Chi è l'autore:Jesper Storgaard Jensen è un freelance danese, nato nel 1964. Vive a Roma dal 1997. Per scrivere ai giornalisti stranieri: corrispondente@internazionale.it

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